Lewis Carroll, scrittore e fotografo

Lewis Carroll ha vissuto la vita come un teatro e di fronte a questa sua teatralità, soprattutto dopo la sua morte, molti si sono fatti l’idea che egli fosse un pedofilo represso; così come un’altra moltitudine aveva maturato la convinzione che fosse invece, un castissimo santo adoratore di bambini.

Fu un personaggio che, nel teatro della vita, seppe essere un magnifico inventore di storie, animato inoltre da un certo spirito di tolleranza, che agli occhi del suo mondo lo faceva apparire inadeguato alla sua condizione di religioso.

Charles Lutwidge Dodgson usò per la prima volta lo pseudonimo ‘Lewis Carroll’ all’età di 24 anni, pubblicando la poesia ‘solitudine’ su una rivista. Scelse questo nome per scrivere al solo scopo di evitare ogni pubblicità, per non essere troppo notato nella vita reale.

Intanto, l’interesse dei reali per la nuova arte fotografica ebbe una forte incentivazione con la Grande Esposizione di Londra, nel 1851. Ciò aprì le porte alla nuova invenzione, mentre molti rimasero affascinati dalla fotografia stereoscopica, che grazie all’invenzione delle lastre al collodio ebbe una grande diffusione.

Inizialmente la fotografia interessò Dodgson soprattutto come questione tecnico-scientifica, ben presto però, l’aspetto estetico fini per appassionarlo. Scelse la via del ritratto, poichè rimase sempre affascinato dalla figura umana. L’idea che che Dodgson sia stato un pedofilo represso mise sotto una falsa luce tutto il suo lavoro. Egli in realtà era un uomo che si divertiva molto con la matematica e le bambine, per le quali scriveva favole e faceva fotografie; il mondo dell’infanzia era per lui un mondo incantevole e misterioso. Le migliori fotografie del nostro autore si fondano sulle suggestioni pittoriche  e spesso vivono del richiamo notturno; egli amava occuparsi personalmente della ricerca dei vestiti e degli oggetti e dalla fine degli anni Settanta fotografò numerose bambine. Dodgson era cresciuto in quella parte della società che vedeva nella nudità una manifestazione dello stato di grazia.

Il primo incontro di Dodgson con i figli del Decano del Christ Church avvenne nel 1856, e furono tra i suoi primissimi soggetti fotografati, di fatti, buona parte della frequentazione con la famiglia Liddell ebbe come base la sua attività fotografica, ma tale frequentazione ebbe fine alcuni anni dopo, a causa di alcune voci. Dopo alcuni anni Mrs Liddell portò le sue figlie, Ina e Alice da Dodgson per essere fotografate, ed egli, rivedendo Alice sentì chiaramente di non avere più di fronte una bambina.

La storia di ‘Alice nel paese delle meraviglie’ nacque nel luglio del 1862, durante una gita sul fiume. Come tante altre volte Dodgson si mise a raccontare una storia che inventava al momento e che procedeva prendendo spunto dalle domande che le piccole gli facevano; la piccola Alice gli chiese di mettere la storia su carta. Una volta in possesso di Alice, il racconto venne letto da diverse persone della cerchia dei Liddell e da alcuni amici di Dodgson, che lo spronavano a pubblicarlo. A questo punto lo offrì ad un editore che lo fece pubblicare, ebbe subito un grande successo!

Alice Liddel, 1860, 1858

Xie Kitchin, 1872